03 giugno 2006

lingue allenate a battere il tamburo




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[...] Non dobbiamo farci illusioni. Per definizione, la storia è scritta dagli intellettuali, quindi se guardiamo la storia gli intellettuali fanno sempre bella figura. Però, se guardiamo la storia reale, vediamo che il destino degli intellettuali è sempre stato disgraziato.
Cito la Bibbia, a questo proposito, ma è un esempio valido per molte situazioni. Quelli che all'epoca biblica erano chiamati profeti, oggi sarebbero definiti intellettuali dissidenti. I profeti esprimevano critiche di natura geopolitica, appelli alla giustizia e alla libertà e via dicendo. Intellettuali dissidenti, appunto. Come erano trattati? Bene? Al contrario, erano denunciati come nemici di Israele, abbandonati nel deserto, messi in prigione e vilipesi.
In effetti c'erano a quel tempo anche intellettuali altamente rispettati, ed erano gli adulatori che stavano a corte, quelli che centinaia di anni dopo sarebbero stati chiamati falsi profeti. E' così che funziona. Gli adulatori sono gli intellettuali di regime, è stato così in tutta la storia, con poche eccezioni. Quindi non possiamo aspettarci che gli intellettuali esercitino influenza sulla politica.
Gli intellettuali dissidenti hanno spesso molto da dire, ma di norma vengono trattati assai male, con qualche variante tra una società e l'altra.
Ciò che può migliorare le cose sono i movimenti popolari. Quelli certamente possono influenzare la politica, così abbiamo conquistato le libertà che abbiamo, ne abbiamo tante ma non ci sono arrivate dall'alto, e neppure dagli intellettuali. Ci sono arrivate da movimenti popolari organizzati che hanno lottato per avere più libertà, come la resistenza non violenta in Iraq, che ha costretto Stati Uniti e Gran Bretagna a concedere le elezioni. Il diritto di voto, qui da noi è stato conquistato allo stesso modo. E così è stato per i diritti delle donne, o per la libertà di parola e tutto il resto. Una lotta continua. E questo spiega perchè ci sia continuamente il tentativo di spezzare i movimenti popolari, atomizzando le persone e separandole le une dalle altre, e creando enormi spazi tra l'opinione pubblica e la politica. Sì, è una lotta continua, ed è il modo per rendere le cose migliori. Per noi oggi è più facile, per via della libertà che è stata conquistata in precedenza e che noi abbiamo ricevuto in eredità. Possiamo usarla, migliorarla, oppure abbandonarla. Ma non saranno gli intellettuali a salvarci.
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Noam Chomsky, intervista da libertaria gennaio/marzo2006, anno8 n°1

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"Tutti i tiranni che fondano il loro principio su grandi princìpi, l'uguaglianza dei cittadini ol'idea che i beni di ognuno appartengano a tutti, suscitano in coloro sui quali esercitano la loro potestà un sentimento di soggezione incomparabilmente più mortificante di quelli che, anche se assai più ignobili, si accontentano come Laio di fare i tiranni, troppo pigri per addurre una qualsiasi giustificazione al proprio comportamento: essendo la loro dittatura lunatica e capricciosa, i sudditi hanno la sensazione di poter godere di una certa libertà. Non si sentono tiranneggiati da una arbitraria necessità che non consente loro speranza alcuna, ma piuttosto da un arbitrio assolutamente casuale che ancora permette qualche speranza."
F. Duerrenmatt, La morte della Pizia

lunico ha detto...

illuminante, oh disarmante anonimo.
ma anche disarmante, oh illuminante anonimo.
mi è tornata in mente una frase letta su un muro di bologna. Recitava: la democrazia è l'oppio dei popoli

Anonimo ha detto...

Laio faceva di secondo nome Silvio