30 gennaio 2008

rifiuti

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ho trovato sul web questa recente intervista a Raffaele Cantone, magistrato che indaga le dinamiche di potere tra camorra e istituzioni (così si dice). Quel che viene detto è illuminante nel chiarire cosa ha determinato quello schifo di situazione (emergenza rifiuti). Ovviamente ci sono anche altre cause, ma decisamente irrisorie; la dominante mentalità del tirare a campare e del c'aggia fà, tanto detestata da noi settentrionali 'produttivi', è, a mio modo di vedere, una (l'unica?) reazione alla pressa stato-camorra a cui i campani sono immolati.
il discorso è complesso..e l'intervista intrigante, a parte la sdolcinata retorica qua e là.

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Raffaele Cantone: una ragione di vita nella lotta al crimine,
nemico numero uno dei clan napoletani da anni è impegnato nella lotta contro la Camorra, con particolare riferimento alla cupola casertana
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28/1/2008
Della lotta al crimine organizzato diversi uomini ne hanno fatto una ragione di vita. Tanti sono morti perché portatori di sani ideali, di principi, di valori e tanti vivono con la speranza che quei sacrifici servano a qualcosa. Le prime persone che ci vengono in mente sono certamente i due magistrati palermitani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ma la lista purtroppo è troppo lunga per citarli tutti. Il loro lavoro prosegue quotidianamente tra i banchi delle Procure della Repubblica presenti in tutta Italia, soprattutto in quelle città in cui si registra un’alta percentuale di criminalità organizzata.

La cronaca degli ultimi mesi racconta della triste vicenda dei rifiuti che sta interessando i comuni campani. Non è un problema dell’ultim’ora ma risale almeno a 15 anni fa. E lo sanno benissimo due Pubblici Ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Raffaele Cantone e Alessandro Milita che hanno evidenziato, in occasione di un' indagine sui rifiuti e le discariche del capoluogo campano, lo stretto legame con la criminalità organizzata partenopea.

Raffaele Cantone nemico numero uno dei clan napoletani da anni è impegnato nella lotta contro la Camorra, con particolare riferimento alla cupola casertana, è riuscito ha sviscerare elementi segretissimi degli affari che hanno garantito alla giustizia degli esponenti di rilievo.

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D: Prof. Cantone, Lei è considerato il numero uno nella lotta ai clan più potenti della camorra, in particolare ai LA TORRE DI MONDRAGONE. Le sue indagini molto delicate e complesse hanno permesso di scoprire numerosi interessi, è riuscito anche a svelare il tentativo da parte dei Casalesi di acquistare la Lazio. Potrebbe spiegarci la sua attività?
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R: Ho lavorato per otto anni in quell'articolazione della procura di Napoli, che si chiama DDA e cioè direzione distrettuale antimafia; per tutto quel periodo mi sono occupato delle indagini relative alla criminalità organizzata in provincia di Caserta e, quindi, del clan dei casalesi e del gruppo La Torre di Mondragone. Sarebbe impossibile dire in poche parole qual è stata la mia attività; posso solo dire che ho cercato di occuparmi di tutti gli aspetti della criminalità camorristica; da quelli militari (omicidi, estorsioni ed altri reati violenti) ai fenomeni di infiltrazioni nell'economia e nelle istituzioni. Ho verificato, purtroppo, come questi fenomeni criminali siano totalmente pervasivi della società campana e soprattutto di alcune aree.
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D: Certamente avrà letto il best seller di Roberto Saviano “Gomorra” che opinione si è fatto del libro? Le rivelazioni del giovane scrittore le sembrano aderenti alla realtà che lei quotidianamente analizza? R: Il romanzo di Saviano è riuscito in modo eccezionale a rendere la realtà della camorra; lo ha fatto ovviamente non con la presunzione di fare un'opera scientifica ma un romanzo di tipo divulgativo. Ad un romanzo non si chiede, necessariamente, di essere totalmente aderente alla realtà. Gran parte delle cose dette da Saviano sono vere e molte di esse sono tratte da indagini giudiziarie della DDA di Napoli.
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D: In passato lei e il Pm Alessandro Milita vi siete occupati di un' indagine sui rifiuti e le discariche di Napoli. La situazione in questi mesi è precipitata, la bellezza di Napoli e delle città limitrofe viene deturpata da quintali di immondizia posti sulle strade, come si poteva evitare questo stato di emergenza? Dalle sue indagini cosa è emerso?

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R: Le indagini hanno evidenziato un primo dato in particolare;
la camorra - e soprattutto il clan dei casalesi - è riuscita ad inserire proprie ditte nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, ditte che hanno vinto pubblici appalti e che hanno operato in intere zone in regime di monopolio.
L'altro elemento emerso è che l'infiltrazione delle imprese della camorra è stato reso possibile da connivenze istituzionali e di organismi delle amministrazioni locali; si è creato un vero e proprio groviglio di interessi tra istituzioni ed imprese della malavita. D: La politica poteva e potrebbe fare qualcosa? La politica poteva fare almeno due cose; evitare le emergenze, nelle quali la camorra sguazza, e porre dei forti argini a che la criminalità potesse insinuarsi nelle attività collegate alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti; entrambe le cose non sono state fatte o sono state fatte solo parzialmente.
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D: Più volte lei ha ricevuto minacce da parte del crimine organizzato nonché dei veri e propri agguati, com’è vivere sempre con degli angeli custodi?

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R: E' un argomento che involge la mia vita privata ed ho difficoltà a parlarne; la presenza di una scorta accanto è certamente un momento che dimostra
che le istituzioni ti sono vicine e che si preoccupano della tua incolumità e della possibilità di poter continuare a lavorare con tranquillità. E' una cosa, però, che cambia la vita e rende anche i gesti quotidiani difficili o problematici; ad un certo punto si sente un grande desiderio di normalità e di vita comune
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D: Più di un’ inchiesta ha recentemente dimostrato come le mafie abbiano mutato pelle e si siano istruite, ampliando la famosa zona grigia dove Stato e antistato si stringono la mano. Che portata ha questo fenomeno? Quanto inibisce i margini di sviluppo del sistema paese. E che effetto ha nelle relazioni internazionali?
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R: E' la vera sfida da porre in campo; la zona grigia non è solo quella delle istituzioni ma anche - e forse soprattutto - quella di una parte della società - che potremmo chiamare per comodità "borghesia" - che non disdegna di fare affari con le mafie e di utilizzare i metodi criminali per arricchirsi. . Questa zona grigia non si trova solo al Sud ma spesso è presente al Nord, dove gran parte delle risorse economiche dei clan viene riciclata, grazie alle disponibilità di colletti bianchi per i quali pecuinia non olet. Quanto al rapporto tra presenza criminale e sviluppo si tratta di un argomento molto complesso; solo per estrema sintesi posso dire che nel breve periodo le mafie possono esse stesso essere fonte di sviluppo economico immettendo nel circuito grosse somme di denaro e consentendo di avere redditi a soggetti che non lavorano; nel lungo periodo questa economia drogata fa danni perchè non crea reali condizioni di lavoro e quindi di sviluppo.
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D: Giovanni Falcone ha detto: “La mafia non è affatto invincibile. E’ un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà una fine”. Lei è d’accordo? R: D'accordissimo; il problema è verificare quando; ho paura che il tempo sia da collocarsi in un futuro non tanto prossimo; il nostro compito – non solo quello dei magistrati e delle forze dell’ordine, ma anche della società civile che può fare tantissimo - è far sì che questo momento sia il meno lontano possibile.
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(Autore: Sara Di Francesca, tratto da “7 Seven Magazine”)

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