30 aprile 2006

lavorare con la testa / life is a state of mind















[…] Venne anche la volta della casa di Ivan. Il vecchio diavolo andò lì a mangiare e fu la ragazza muta a preparare il pranzo. Spesso i più pigri avevano cercato di ingannarla. Non andavano a lavorare, arrivavano in anticipo per il pranzo, mangiavano tutta la kasa. Così la ragazza muta si era fatta furba e riconosceva i fannulloni dalle mani: chi aveva i calli lo faceva sedre a tavola, se non li aveva gli dava gli avanzi.
Il vecchio diavolo scivolò sulla sedia, ma la ragazza muta gli prese le mani, guardò: non aveva calli, erano mani pulite, lisce, con le unghie lunghe. La muta si mise a mugolare strappò il diavolo dalla tavola.
La moglie di Ivan gli disse:
- Cosa vuoi pretendere, distinto signore, la mia cognata quelli senza i calli sulle mani a tavola non li lascia sedere. Quindi, aspetta un momento che tutti abbiano mangiato, e allora potrai finire gli avanzi.
Il vecchio diavolo si offese: a casa del re gli volevano dare da mangiare assieme ai maiali. Si mise a parlare con Ivan:
- E’ stupida la regola che hai nel tuo regno, che tutti debbano lavorare con le mani. E’ perché siete scemi che vi è venuta in mente. Ti pare che si lavori solo con le mani? Cosa credi, con cosa lavorano le persone intelligenti?
E Ivan disse:
- Come potremmo saperlo noi scemi, noi ci diamo da fare più con le mani e con le schiena.
- Questo è perché siete scemi. Ma io – disse – vi insegnerò a lavorare con la testa e allora scoprirete che lavorando con la testa si fa più presto che con le mani.
Ivan si meravigliò.
- Eh sì – disse – se ci danno degli scemi il motivo c’è!
E il vecchio diavolo proseguì:
- Ma anche lavorare con le testa non è facile. Voi non mi date da mangiare perché non ho i calli sulle mani ma non sapete che lavorare con la testa è cento volte più difficile. Certe volte la testa ti scoppia.
Ivan si mise a pensare.
E allora – disse – poveretto, perché soffri tanto? E’ forse facile se ti scopia la testa? Faresti meglio a sceglierti un lavoro leggero con le mani o la schiena.
Ma il vecchio diavolo rispose:
- E’ proprio per questo che mi do pena, perché ho pietà di voi scemi. Se io non me ne dessi pena, voi restereste scemi per sempre. Invece io ho lavorato con la testa e adesso vi farò vedere.
Ivan si meravigliò.
- Facci vedere – disse – perché certe volte le mani sono stanche, possiamo sostituirle con la testa.
E il diavolo promise di far loro vedere.
Ivan annunciò per tutto il reame che era comparso un signore distinto che avrebbe insegnato a tutti a lavorare con la testa, perché con la testa si poteva produrre più che con le mani: che andassero a imparare.
Nel reame di Ivan c’era un’alta torre, e appoggiata a questa una scala diritta, e in cima una torretta. E Ivan condusse lì quel signore cosi che fosse bene in vista. Il signore si mise in cima alla torre e lì cominciò a parlare. Gli scemi si erano raccolti per ascoltare. Gli scemi pensavano che quel signore avrebbe dato una dimostrazione pratica di come si lavora con la testa senza le mani. Invece il vecchio diavolo insegnava solo a parole come cavarsela senza lavorare.
Gli scemi non capirono un acca. Guardarono, guardarono e poi se ne andarono ciascuno per i suoi affari.
Il vecchio diavolo restò un giorno sulla torre, ne restò un altro, parlava senza posa. Gli venne fame. Ma gli scemi non avevano pensato di portargli del pane sulla torre. Credevano che, se poteva lavorare con la testa meglio che con le mani, come niente con la testa si sarebbe procurato il pane.
Il vecchio diavolo restò sulla torre ancora un altro giorno, parlava senza posa. E la gente si avvocinava, guardava, guardava e se ne andava. Anche Ivan chiese:
- Allora che fa quel signore, ha iniziato a lavorare con la testa?
- Ancora no – risposero – sta ancora chiacchierando.
Il vecchio diavolo rimase ancora un giorno sulla torre e cominciò a sentirsi debole; una volta barcollò e pestò la testa contro una colonna. Lo vide uno scemo, lo disse alla moglie di Ivan e la moglie di Ivan corse dal marito, che stava arando.
- Vieni a vedere: - disse – dicono che quel signore stia iniziando a lavorare con la testa.
Ivan si meravigliò. – E allora? – disse.
Voltò il cavallo, andò alla torre. Arrivò li quando ormai il vecchio diavolo aveva perso tutte le forze per la fame, aveva incominciato a barcollare, a pestare la testa contro le colonne. Come arrivò Ivan il diavolo inciampò, cadde e rotolò ai piedi della scala con la testa all’insù: aveva contato tutti i gradini.
- Beh – disse Ivan – ha detto bene questo distinto signore, che certe volte gli scoppia la testa. Altro che i calli, con un lavoro così in testa ti vengono i bernoccoli.
Il vecchio diavolo cadde giù dalla scala e la testa gli si conficcò nella terra. Ivan voleva andare a vedere se aveva lavorato tanto, ma la terra all’improvviso si aprì e il vecchio diavolo rovinò giù, restò solo il buco. Ivan si grattò la testa.
- Ma guarda – disse – che schifezza! Era ancora li! Deve essere il babbo di quegli altri; com’è arzillo!
Ivan vive ancora e continua ad affluire gente nel suo reame; anche i fratelli si sono rifugiati lì e lui li mantiene tutti. Chi arriva dice: - Mantienici.
- Ma sì – risponde – restate, qui c’è abbondanza di tutto.
Solo che nel suo reame c’è questa abitudine: chi ha i calli sulle mani si siede a tavola, a chi non li ha danno solo gli avanzi.
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L.N.Tolstj, Ivan lo scemo
Peter Sellers-Chance giardiniere, Being there (Hal Ashby, 1979)
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buon primo maggio

3 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissima questa pagina di Ivan lo scemo... credo che la farò giarre tra i miei "filosofi"...
buon due maggio.
cacio

Nittalope ha detto...

Buon tre maggio domani...

... con i calli sulle mani.

lunico ha detto...

...hummm, spaccio clandestino tolstojano...rischioso!! I tuoi 'filosofi' di bologna, claudio, si incontrano pure sul lavoro, decisamente calloso (il loro).